I protagonisti del Premio Estense Intervista a Pablo Trincia, finalista e autore di “Veleno”

Se letto tutto d’un fiato, la sensazione è di stordimento e ripulsa. Al più, piacerebbe pensare a una sceneggiatura azzeccata, coinvolgente, emotivamente conturbante. E invece, come evidenzia il sottotitolo e la bandella di copertina, è una storia vera, la cronaca di 20 anni di un abominio perpetrato ai danni di 16 bambini e delle loro famiglie. È il caso (non solo) giudiziario dei Diavoli della Bassa Modenese.

Dal podcast con Alessia Rafanelli su Repubblica.it al libro ‘Veleno’. Come nasce questa storia?

“Per puro caso. Cercavo una storia per realizzare un podcast seriale ed è arrivata questa. Un amico e collega, Luca Micheli, me l’ha segnalata una sera. Era la storia di una madre assolta dopo svariati anni dall’accusa di aver abusato dei propri 4 figli. E poi quella di altri 12 bambini allontanati nello stesso periodo dagli stessi operatori sociali e dallo stesso Tribunale dei Minori. Mi ha colpito per tutto. Perché era diversa dalle altre storie, perché saltavano gli schemi logici, perché metteva tanto a disagio su tante cose. Più mi ci sono addentrato, più ne sono stato ossessionato. È una vicenda che sembra uscita da un disegno di Escher”.

Cinque distinti processi penali hanno prodotto una montagna di carte. ‘Veleno’, però, è più di una semplice ricostruzione giudiziaria.

“Perché non ci siamo limitati a studiare le carte dei processi, ma siamo andati molto oltre. Abbiamo cercato e trovato il materiale video e soprattutto siamo andati a incontrare tutti i protagonisti. Le loro storie non sono mai state davvero raccontate nei processi. E oggi alcuni di loro sono testimoni chiave di una vicenda che continua ad avere troppi punti bui”.

Servizi sociali, psicologi, medici e magistrati: come è possibile che, nell’accertamento della verità, tutti abbiano marciato così compatti?

“Attenzione però. Di questa vicenda si sono occupate tre Procure: Modena, Reggio Emilia e Mantova. Solo la prima ha scelto di credere che tutto quello che veniva raccontato dai bambini fosse vero, senza farsi alcuna domanda. Le altre due hanno rispettivamente chiesto l’assoluzione degli imputati e richiesto l’archiviazione del caso, perché secondo loro la storia non stava in piedi.  E poi tanti altri professionisti del mondo della psicologia e della medicina hanno sostenuto che la verità fosse un’altra, ma sono stati creduti poco o solo in parte. I processi hanno assolto diverse persone e alcune sentenze della Cassazione criticano duramente l’operato degli psicologi. Poi il come mai tanti professionisti con tanto di lauree e specializzazioni varie abbiano scelto di credere a racconti così inverosimili credo sia uno degli elementi che rende questa storia così misteriosa”.

Le famiglie affidatarie o adottive di quei 16 bambini si sono costituite nel comitato Voci Vere. A loro dire, ‘Veleno’ mistifica la verità.

“Quel comitato non rappresenta le famiglie affidatarie o adottive dei 16 ex bambini, ma di alcuni di loro. Altri ne sono rimasti fuori. Loro credono a tutto quello che è stato detto dai bambini e basta, non credo gli importi di altro. Quei bambini sono i figli che hanno cresciuto per 20 anni e immagino sia difficile accettare anche solo l’idea di una verità diversa da quella a cui hanno sempre creduto. Nonostante mi abbiano definito su un comunicato diffuso sui giornali uno che ritiene la pedofilia non dannosa per i bambini, affermazione che per me rappresenta un’offesa orrenda e totalmente ingiustificata, non voglio commentare quello che questo comitato ha detto di me e del mio lavoro. Posso solo dire che prima di Veleno, tanti professionisti, tra cui giudici della Cassazione, hanno espresso seri dubbi su come sia andata questa storia”.

E da circa un anno c’è un altro caso giudiziario che sembra riportare le lancette indietro. È l’inchiesta ‘Angeli e demoni’ sui fatti di Bibbiano. Che cosa ci dobbiamo aspettare da questo processo?

“Le prove raccolte dalla Procura di Reggio Emilia nel corso delle indagini fanno impressione. Le intercettazioni ambientali che tutti noi abbiamo sentito non lasciano molti dubbi. Certo, aspetteremo il processo. E poi c’è un filo rosso che lega questa storia al caso Veleno, oltre alla vicinanza geografica. Si tratta della onlus Hansel e Gretel di Torino, da dove provenivano le perite del Gip di Modena e che oggi invece è sotto la lente d’ingrandimento per il coinvolgimento del suo fondatore Claudio Foti. Non dimentichiamo che lo stesso comitato Voci Vere sostiene Foti e i suoi. Ma questo sarà anche un processo a un modo di fare psicologia. Un modo che molti ritengono pericoloso, perché si fonda su preconcetti che a loro volta vivono di teorie del complotto senza fondamento scientifico. E che rischiano di fare danni enormi sui bambini”.

Intervista di Generoso Verrusio