Oggi, quasi tutti viviamo dentro orizzonti ed esistenze urbane, una condizione che almeno in Italia è figlia delle profonde trasformazioni degli anni Cinquanta e Sessanta, quelli del boom economico, quando produrre, comprare e consumare, improvvisamente diventa il necessario perimetro in cui vivere. In quegli anni, la montagna, sempre più svuotata di gente, si riversò verso la città e i suoi luccichii, verso una vita apparentemente migliore. Ancora oggi, se c’è un territorio che di quelle trasformazioni porta cicatrici profonde, questo è l’Appennino. Ma questo territorio – suo malgrado protetto da una modernità che correva – ha conservato storie da raccontare, almeno quando il testimone, per sorte e per fortuna, è cresciuto in parte in un paese sull’Alpe. Lì ha potuto annusare, respirare, vivere qualcosa che si perdeva nella profondità dell’epoca preindustriale. Per tutti quelli come lui, per pochi anni, è stato come vivere due volte. Sono testimonianze, racconti e immagini come altrettanti respiri, in cui una cultura ormai quasi perduta si confronta con una modernità, la nostra, oggi in discussione, con ciò che nel frattempo siamo diventati.

Maurizio Sentieri

Vive tra la Liguria di ponente e l’Appennino Tosco-Emiliano. Di formazione biologo nutrizionista è docente di scienza e cultura dell’alimentazione; idea e cura eventi legati alla cultura alimentare. Ha pubblicato diversi testi di storia e antropologia dell’alimentazione, tra i quali I Semi dell’Eldorado, l’alimentazione in Europa dopo la scoperta dell’America; Cibo e ambrosia, storia dell’alimentazione mediterranea tra caso di necessità e cultura; Perle ai Porci, l’umano e il divino in cucina e il recente Cibum nostrum. In ambito narrativo, un romanzo, L’odore del tempo. Cura il blog (Sugo) sulla rivista web Doppiozero.

Ed. Rubbettino

 

 

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