«La storia è pesante, ti aiuto a trovare testimoni e riscontri. Vieni a Napoli», dice in dialetto partenopeo. «Nun perd tiemp», non perdere tempo. È così che Nello Trocchia, ricevuta la telefonata di una fonte che diventerà il suo Virgilio, comincia a seguire il filo dell’inchiesta che scoperchia i fatti del 6 aprile del 2020. Quel giorno, trecento agenti della polizia penitenziaria a volto coperto entrano nel reparto Nilo del carcere di Santa Maria Capua Vetere. Irrompono nelle celle, picchiano i detenuti con calci, pugni, schiaffi, alcuni vengono rasati a forza, umiliati. Il pestaggio dura ore, prosegue nei corridoi, lungo le scale, con i detenuti forzati ad attraversare capannelli di agenti che li manganellano. È una mattanza organizzata in larga scala. Nei giorni successivi in molti denunciano, ma il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria respinge le accuse. Non ci sono prove, dicono. Con ritmo serrato, Nello Trocchia ricostruisce l’inchiesta con la quale ha portato alla luce la verità, i video delle telecamere di sicurezza, il depistaggio operato dalla catena di comando – un vero e proprio manuale su come si depistano le indagini –, le responsabilità politiche, la testimonianza e le storie di vittime e carnefici. Uno sguardo senza mezzi termini sulla realtà del carcere odierno in Italia attraverso la voce di chi lo vive: la terza
branda, il sovraffollamento, i soprusi operati selettivamente nei reparti che ospitano i detenuti più deboli, le vite sull’orlo di agenti e detenuti.

Nello Trocchia 

 

 

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