Il 20 ottobre del 2011 Muammar Gheddafi veniva catturato e ucciso. Dalla fine del regime instaurato dal Colonnello e dalla sua ‘Rivoluzione Verde’, per la Libia è cominciata un’agonia senza conclusione. Quante bugie sono state dette per giustificare l’intervento occidentale in Libia? E soprattutto: bombe e missili hanno cambiato la vita della popolazione?Perché l’Italia ha partecipato all’attacco, appena due anni dopo aver firmato il Trattato di amicizia con Tripoli? Dopo l’offensiva della NATO, il Paese non è più sotto il controllo ferreo di Muammar Gheddafi, ma è straziato dal conflitto fra milizie armate, eserciti mercenari, gruppi jihadisti, truppe straniere e bande di trafficanti. Quello che il colonnello aveva trasformato da ‘scatolone di sabbia’ nel Paese più ricco d’Africa è allo stremo. Persino l’acqua, una volta garantita dal gigantesco Grande fiume artificiale, adesso è insufficiente. Solo il petrolio e il gas hanno continuato a scorrere verso le nazioni sviluppate, con solo un rallentamento del flusso nei momenti più difficili. Grazie a testimonianze esclusive, racconti di esperienza diretta, analisi di specialisti e confronto di dati, il libro mette bene in chiaro che a smuovere l’Occidente e gli altri personaggi della tragedia, molto più della tutela dei libici, sono stati e sono ancora oggi gli interessi concreti: le risorse del sottosuolo e gli equilibri di potere geopolitico. Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Italia, Qatar, Emirati Arabi Uniti e poi Egitto, Russia, Turchia, con la partecipazione straordinaria dello Stato Islamico: tutti i protagonisti della guerra e del dopoguerra hanno sempre proclamato di avere motivazioni solenni, a partire dall’interesse della popolazione locale. Ma esaminandoli uno per uno e guardando alle scelte operative e al risultato odierno, risulta evidente che al centro dell’attenzione c’erano sempre e soltanto i giacimenti. Nel frattempo i movimenti di migrazione, aumentati enormemente dopo le cosiddette ‘primavere arabe’, sono diventati un’attività redditizia con la quale i trafficanti guadagnano due volte: dall’Europa che vuole fermare gli arrivi illegali e dagli stessi disperati in fuga dai conflitti o dal clima impazzito nell’Africa subsahariana. In attesa di nuove elezioni che tardano ad arrivare, la Libia si strugge per non diventare uno stato fallito.
GIAMPAOLO CADALANU
Giampaolo Cadalanu, a lungo inviato speciale del quotidiano “la Repubblica”, si è occupato per oltre trent’anni di crisi e conflitti in tutto il mondo, dal Medio Oriente ai Balcani, dal Sudan all’Afghanistan, dalla Libia all’Ucraina, dallo Sri Lanka al Libano. Come defense correspondent ha seguito i soldati italiani nelle diverse missioni all’estero. Gli sono stati conferiti, tra l’altro, il premio Boerma della FAO e la Colomba d’oro dell’Archivio Disarmo. Per Laterza è autore di La guerra nascosta. L’Afghanistan nel racconto dei militari italiani (con Massimo de Angelis, 2023).